Tradizione oratoriana nella diocesi

Non si hanno in Diocesi di Carpi tradizioni oratoriane che vengono da molto lontano.
Si ha notizia di un primo oratorio tenuto dai religiosi Filippini nei primi anni del ‘900 a Carpi con il benestare del Vescovo Mons. Andrea Righetti, che lo volle dedicare a Cristo Re.
Don Luigi Benetti nella biografia di don Armando Benatti parla della stessa iniziativa, precisando però che fu promossa e diretta dai Padri Giuseppini.
Primo direttore di quell’oratorio fu un certo padre Bianchi.
Per sopravvenute difficoltà non precisate, i religiosi lasciarono l’istituzione che fu affidata alla cura di sacerdoti secolari i quali condussero per anni l’attività educativa precedentemente promossa.
Si ha ancora notizia di un circolo femminile operaio diretto da don Silvio Piovesani, seguito poi da don Armando Benfatti (omonimo ma non parente di don Vincenzo), fondatore dell’Opera Realina (1922).

1922-1937 – Don Armando Benatti e l’Opera Realina

Con don Armando Benatti inizia a Carpi un’interessante attività pastorale destinata ai ragazzi, con l’intento primario di insegnare un mestiere e di avviare al lavoro tanti di essi, in tempi di disoccupazione e di miseria in cui viveva la popolazione.
Nacque così l’oratorio in via Giuseppe Rocca che per circa dieci anni svolse un’intensa attività assistenziale ed educativa.
Mons. Benetti, nell’opera citata, descrive questa grande figura di sacerdote, la sua non comune spiritualità, l’ansia apostolica che lo portò a pensare e a promuovere tante iniziative per riscattare i ragazzi dell’ignoranza e dalla miseria, donando tutta intera la sua vita, compresi i suoi beni familiari, per la carità pastorale che ha caratterizzato la sua vita di sacerdote.
Don Sergio Galli, che frequentò da ragazzo l’oratorio in via Rocca e fu allievo dell’Opera Realina, scrive che dopo la morte improvvisa di don Armando Benatti (1937) l’oratorio chiuse definitivamente ogni attività in attesa che la Provvidenza facesse germogliare e crescere il seme buttato dal santo sacerdote con la ripresa a Carpi di una nuova stagione oratoriana.

Anni ’40 – Dall’Opera Realina all’ACEG

Nelle poche sintetiche note lasciate da don Sergio sulla nascita dell’Oratorio cittadino maschile, sta scritto: “Dopo 14 anni (dal 1937, anno della morte di don Armando Benatti, N.d.R.) l’oratorio riprende vita”.
La grande sofferta esperienza del fondatore dell’Opera Realina era fallita. Così umanamente sembrava.
Non sono trascorsi quattordici anni. Sono trascorsi solo se si fa riferimento all’apertura ufficiale del nuovo Oratorio Cittadino, avvenuta nel 1952. Non ci furono tanti anni di silenzio e di disimpegno. L’attività educativa per la gioventù era stata ripresa a Carpi negli anni ’40, quando la Guerra mondiale stava insanguinando particolarmente l’Europa.
Un giovane sacerdote ordinato nel 1939, volitivo, intraprendente, dalle vedute aperte al mondo giovanile, incominciava a realizzare i progetti che aveva sognato ancora studente di teologia, cercando con ostinazione spazi idonei per l’educazione.
Una storia che ha dell’incredibile. La racconta con dettagli di grande interesse, dopo aver fatto meticolose ricerche, Dante Colli, in una delle sue pregevoli pubblicazioni edite dalla Libreria Il Portico nel 1998, dal titolo “I ragazzi del campo”.

Il sogno di don Vincenzo Benatti

Non ancora sacerdote, aveva incominciato a sognare e a progettare il suo futuro servizio pastorale. Mise gli occhi sul Palazzo Corso, allora fatiscente e moralmente degradato. Il vecchio edificio, collegato ad altri stabili seicenteschi al suo interno, stava lì a poche decine di metri dal Seminario e, dalle finestre prospicienti Corso Fanti, si poteva osservare il “traffico” che animava i suoi portici, giorno e notte.
Di notte, in modo particolare, si udiva il vociare litigioso che si protraeva fino a tarda ora.
Ampi cortili interni davano respiro ad altri grandi edifici in condizioni precarie, quasi di abbandono, destinati ancora a convento delle suore cappuccine.
A don Vincenzo, già prossimo al sacerdozio, per ragioni non precisate era stato affidato l’incarico di sostituire il professore di filosofia nelle classi liceali del Seminario. Si dice che gli allievi si divertissero assai ad ascoltare il professore-sostituto, che dedicava molto del suo tempo, destinato alle lezioni, ad illustrare i suoi sogni pastorali da realizzare nel grande complesso in stato di decadenza e di abbandono.
Tutto veniva giudicato semplice utopia. Ma utopia non fu.
Ordinato sacerdote e inviato come cappellano in Cattedrale, subito si mise all’opera con caparbietà e risolutezza per realizzare il suo sogno.

1948 – Il sogno diventa realtà: l’ACEG

Don Vincenzo riuscì in pochi anni a realizzare, con strategie intelligenti e talvolta fortunate, cose straordinarie. Anche con l’aiuto di Enti e di privati che egli riuscì abilmente a contattare, conquistando stima ed illimitata fiducia.
Iniziando la sua opera probabilmente non volle usare il termine “Oratorio”, per l’idea riduttiva che poteva avere il termine nell’opinione pubblica del tempo, o per il progetto che stava maturando, di creare una Fondazione a garanzia delle attività che avrebbero dovuto durare nel tempo al servizio pastorale dell’educazione giovanile.
Nasce infatti nel 1948, con l’approvazione del Vescovo, la Fondazione ACEG (Attività Cattoliche Educative Gioventù).
Di fatto don Vincenzo aveva ripreso l’attività oratoriana, prima tra le finalità dell’ACEG (art.4 dello Statuto). Si preoccupò di offrire spazi idonei all’accoglienza di centinaia di ragazzi.
Incominciò così la storia dei Ragazzi del Campo ai quali il sacerdote donò attenzione educativa e soprattutto cuore.
In seguito fu tutto un fervore di attività coinvolgenti un numero sempre crescente di giovani entusiasti. Don Vincenzo era particolarmente attento all’attività formativa. Anche la cultura religiosa stava ai primi posti. La chiesa di Carpi non dimenticherà che proprio i ragazzi di Azione Cattolica della Cattedrale, guidati da don Vincenzo, vinsero nel 1941 il primo premio nella gara catechistica nazionale.
Don Vincenzo aveva talento e carisma per stimolare i suoi ragazzi a spaziare in ogni campo. Dal teatro, al turismo, alla musica, agli interventi su argomenti d’attualità da parte delle persone più qualificate allora disponibili in Italia. E sempre “cose in grande”, senza mezze misure, in modo da incidere positivamente nella vita civile ed ecclesiale della città.

Realizzazioni sempre più sorprendenti

Le realizzazioni sorprendenti continuarono con la costruzione di un cinema teatro che in quegli anni risultò il più grande, per disponibilità di posti, di tutta la regione.
Poi un circolo chiamato “Club del Corso”, dotato di ampie sale seicentesche riportare al loro splendore, con 800 iscritti, e che resterà per decenni il più attrezzato e qualificato circolo ricreativo di Carpi.
Infine una scuola professionale per meccanici fra le più funzionali d’Italia, vanto del Ministero del Lavoro, che contò fino a 600 allievi.
A quella scuola molti artigiani ed imprenditori di Carpi devono la loro formazione e la loro fortuna, e il loro principio professionale.
Quello che don Armando Benatti aveva tentato di realizzare all’inizio del secolo scorso, in via Giuseppe Rocca, a prezzo di grandi sacrifici, con poveri mezzi e con spazi limitati, diventava ora una grande realtà nel complesso del Corso e Santa Chiara, come una miracolo “nato da un prezioso seme sepolto”.